mura di Magliano

Magliano in Toscana ha origini romane da un precedente insediamento etrusco (Heba). Probabilmente ambedue le cittadine, in epoche diverse, controllavano la via che dall'interno conduceva al porto etrusco di Talamone.
Heba fu distrutta dalle orde barbariche ed i Longobardi nel VI secolo d.c. distrussero probabilmente tutto quanto era romano nell'abitato di Magliano. Prima dell'anno 1000 Magliano diventò feudo degli Aldobrandeschi che la cinsero di mura ancora in parte visibili.
Alla metà del XV secolo passò sotto la Repubblica di Siena, che realizzò una elegante cinta muraria che merita sicuramente una visita. Dopo un centinaio di anni iniziò il dominio dei Medici ed infine passò al Granducato di Toscana. Leonardo Ximenes, su incarico di Leopoldo di Lorena, bonificò parte del terreno paludoso delle campagne nella piana dell'Osa e dell'Albegna.
Da segnalare: la chiesa romanica di San Martino (XI secolo), il Palazzo dei Priori con i caratteristici stemmi, i resti del monastero di San Bruzio (sulla strada che da Magliano porta verso Albinia, prendere il bivio a sinistra tra il cimitero ed il campo sportivo).
Nell'uliveto che sotto Magliano degrada verso il mare si può ancora ammirare l'olivo della strega, che ha più di duemila anni.
Da Magliano si gode una splendida vista sulla Maremma, la laguna di Orbetello, l'Argentario e l'isola del Giglio.

panorama di Magliano inToscana

 

pineta dell'OsaLe terme dell'Osa si trovano ai piedi del Talamonaccio, località che vide insediamenti etruschi e poi romani ampiamente documentati.

Agli inizi del XIV secolo, Siena divenne padrona di Talamone e nel 1337 fu fatta una descrizione del territorio acquisito in cui compaiono le terme dell' Osa col nome di "Balneum Caldanellarum", e sono localizzate lungo una stradella che conduceva a Magliano, ai piedi del colle che allora non si chiamava Talamonaccio, ma con il più antico toponimo: Marta. Il catasto senese del 1430, registrava il bagno sulfureo della Marta come "Bagno de le Caldane" e indicava il colle retrostante, dove ora si trova il residence Osa, come "el pogio de le Caldane".

 Al tempo in cui Talamone e i dintorni dipendevano, quale Stato dei Presidi, dai Borboni di Napoli, pare che Ferdinando IV si interessasse alle acque termali dell'Osa per renderle più accessibili e utili.

Nel 1786 il Dottor Deirnich del Regio Ospedale di Orbetello, ricevette l'incarico di effettuare un'analisi fisico-chimica delle acque termali dell'Osa e, basandosi per lo più sulle testimonianze della tradizione locale, le definì "pregevoli...sebbene abbandonate in una quasi deserta campagna", e conferì loro l'impegnativo, ma lusinghiero, appellativo di "Probatica Piscina, ove gli uomini di campagna e gli animali trovano in pochissimi giorni la perfetta guarigione di tutti i loro mali cutanei, e delle ostinate doglie e reumatulgìe, non meno che di schifose piaghe". Il Sovrano pensò di alzare un grande edificio con larghezza di spesa, ma il restauro delle terme non avvenne, per colpa delle difficoltà politiche che i tempi riservarono alla corona dei Borboni così che nel 1793 le terme e i suoi dintorni apparvero in desolate condizioni al geografo Giorgio Santi che ,nel suo "Viaggio al Monte Amiata", parlò di terme ancora frequentate, ma in stato di abbandono tanto da apparirgli come "due pozzangheracce di acqua stagnante, fetida e fredda" che non esitò a definire "pestifere".

Un erudito talamonese dell'Ottocento, Ferdinando Carchidio, nelle sue "Memorie storiche dell'antico e moderno Talamone", torna ad esaltare le virtù delle acque delle Terme dell'Osa ravvisando nel nome un antico etimo beneaugurale ("medicare e guarire") e descrive la vasca naturale d'acqua misurandola in 60 braccia di larghezza e 30 di lunghezza, per una profondità, al centro di soli 12 palmi. Attorno, non vide che opere murarie in rovina e un "rimasuglio del mosaico di pietrucce versicolori", tracce di tempi lontani meno squallidi del tempo presente.

Nel nostro secolo, le Terme dell' Osa sono state valorizzate poco e in modo non continuativo, così che esse non son riuscite a competere con Saturnia, il principale stabilimento termale della Maremma. Ma le virtù delle acque sulfuree dell'Osa, la loro gradevole temperatura, la loro accattivante vicinanza al mare, continuano a richiamare l'attenzione di tanta gente verso un luogo il cui fascino discreto ha sfidato tutti gli abbandoni. Ci auguriamo che i restauri recentemente avviati valorizzino le Terme senza stravolgere troppo il loro peculiare carattere di arcaica semplicità rurale che da sempre le ha viste in sintonia con la terra di Maremma.

(scheda redatta da Paola Paciscopi)

TalamoneTalamone, di origini etrusche, è un ameno paese al confine sud del parco naturale della Maremma (parco dell'Uccellina), in Toscana, provincia di Grosseto. La guerra distrusse tutto il borgo, ad eccezione della Rocca e di gran parte delle mura. Circondato su tre lati dal mare, offre sicuro ormeggio nel suo caratteristico porticciolo.  La felice posizione può essere apprezzata in tutto il suo splendore specialmente nelle terse giornate invernali. Dalle scogliere tutto l'orizzonte spazia nel centro del Tirreno. Verso est,oltre la baia di Talamone, la costa continentale con Fonteblanda, Talamonaccio e le linee dei poggi che sfumano come quinte fino al monte Amiata. Girando in senso orario, lo sguardo segue il golfo con la spiaggia e la pineta fino ad Albinia, più all'orizzonte il poggio di Ansedonia e poi la duna della Giannella fino a Santa Liberata. Oltre la Giannella si scorge la laguna di ponente con Orbetello e poi, ancora oltre, la Feniglia. Verso sud campeggia l'Argentario con Porto Santo Stefano. Continuando la panoramica, con un colpo d'occhio stupendo sul mare, spiccano l'isola del Giglio e, verso ovest, Montecristo e poi ancora l'Elba ed i promontori di Punta Ala e Piombino. Dal Giglio all'Elba completa lo scenario una catena di monti talvolta con le cime innevate. Non è la Sardegna, come molti suppongono, bensì la Corsica, che occupa tutto l'orizzonte verso ovest.