TalamoneLe sue origini si perdono nella notte dei tempi e sono attribuite, di volta in volta, o al troiano Telamonio o all'argonauta Talamone, ma sta di fatto che Talamone era già conosciuto al tempo degli Etruschi. Non sorgeva dov'è adesso, ma sul colle di fronte, detto Talamonaccio.
Anche allora, come adesso, viveva del mare, sia pure in maniera diversa.
Nel III secolo a.c. gli Etruschi furono sottomessi dai Romani e per il porto di Talamone iniziò un periodo di fervente attività, dovuto anche alla costruzione della grande via Aurelia che da Roma portava al nord fino in Gallia seguendo la costa tirrenica e pressappoco l'attuale percorso.
Non furono pochi i patrizi romani che sulle coste del golfo dell'Argentario si costruirono sfarzose residenze, come testimoniano i numerosi ruderi di ville romane di epoche diverse.
Talamone e la sua baia furono teatro anche di sanguinose battaglie. Nel 225 a.c. l'esercito romano sconfisse i Galli nella battaglia di Campo Regio (in prossimità di Fonteblanda). Nell'87 a.c. vide le atrocità della guerra civile. Il console Mario sconfisse, anche con l'aiuto della popolazione locale, l'esercito di Silla. Alcuni anni dopo la morte di Mario, una compagnia di miliziani di Silla sconfisse gli ultimi seguaci di Mario e, forse come ritorsione contro la popolazione, incendiò e distrusse Talamone.
Con la decadenza dell'Impero, l'esercito e la flotta romane si erano indebolite, lasciando libere le coste del Mediterraneo allo scorrazzare dei pirati, che furono un vero flagello fin quasi alla fine del XVII secolo.
Quando Talamone risorse, non fu riedificato sul medesimo colle, ma sul promontorio all'altra estremità dell'insenatura, dove si trova tutt'ora, ritenuto forse più sicuro e adatto all'attività della pesca, difeso su tre lati dal mare.
Talamone ha subito anche le distruzioni provocate dal passaggio dei Goti, dei Vandali e dei Longobardi. Nel Medioevo è un feudo degli Aldobrandeschi, dopo varie peripezie passa ai senesi (come ricorda Dante nel XIII canto del Purgatorio) ed in seguito ad un accordo con i fiorentini diviene lo scalo commerciale di Firenze.
Nella seconda metà del cinquecento, dopo essere stato distrutto dai saraceni del Barbarossa, viene unito allo Stato dei Presidi.
All'inizio dell'ottocento passa al Granducato di Toscana ed infine nel 1860 è unito al Regno d'Italia. Giuseppe Garibaldi vi sostò il 7 e l'8 maggio 1860 durante la spedizione dei Mille ed ebbe aiuto dalla popolazione di Talamone per il rifornimento di viveri ed armi.