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pineta dell'OsaLe terme dell'Osa si trovano ai piedi del Talamonaccio, località che vide insediamenti etruschi e poi romani ampiamente documentati.

Agli inizi del XIV secolo, Siena divenne padrona di Talamone e nel 1337 fu fatta una descrizione del territorio acquisito in cui compaiono le terme dell' Osa col nome di "Balneum Caldanellarum", e sono localizzate lungo una stradella che conduceva a Magliano, ai piedi del colle che allora non si chiamava Talamonaccio, ma con il più antico toponimo: Marta. Il catasto senese del 1430, registrava il bagno sulfureo della Marta come "Bagno de le Caldane" e indicava il colle retrostante, dove ora si trova il residence Osa, come "el pogio de le Caldane".

 Al tempo in cui Talamone e i dintorni dipendevano, quale Stato dei Presidi, dai Borboni di Napoli, pare che Ferdinando IV si interessasse alle acque termali dell'Osa per renderle più accessibili e utili.

Nel 1786 il Dottor Deirnich del Regio Ospedale di Orbetello, ricevette l'incarico di effettuare un'analisi fisico-chimica delle acque termali dell'Osa e, basandosi per lo più sulle testimonianze della tradizione locale, le definì "pregevoli...sebbene abbandonate in una quasi deserta campagna", e conferì loro l'impegnativo, ma lusinghiero, appellativo di "Probatica Piscina, ove gli uomini di campagna e gli animali trovano in pochissimi giorni la perfetta guarigione di tutti i loro mali cutanei, e delle ostinate doglie e reumatulgìe, non meno che di schifose piaghe". Il Sovrano pensò di alzare un grande edificio con larghezza di spesa, ma il restauro delle terme non avvenne, per colpa delle difficoltà politiche che i tempi riservarono alla corona dei Borboni così che nel 1793 le terme e i suoi dintorni apparvero in desolate condizioni al geografo Giorgio Santi che ,nel suo "Viaggio al Monte Amiata", parlò di terme ancora frequentate, ma in stato di abbandono tanto da apparirgli come "due pozzangheracce di acqua stagnante, fetida e fredda" che non esitò a definire "pestifere".

Un erudito talamonese dell'Ottocento, Ferdinando Carchidio, nelle sue "Memorie storiche dell'antico e moderno Talamone", torna ad esaltare le virtù delle acque delle Terme dell'Osa ravvisando nel nome un antico etimo beneaugurale ("medicare e guarire") e descrive la vasca naturale d'acqua misurandola in 60 braccia di larghezza e 30 di lunghezza, per una profondità, al centro di soli 12 palmi. Attorno, non vide che opere murarie in rovina e un "rimasuglio del mosaico di pietrucce versicolori", tracce di tempi lontani meno squallidi del tempo presente.

Nel nostro secolo, le Terme dell' Osa sono state valorizzate poco e in modo non continuativo, così che esse non son riuscite a competere con Saturnia, il principale stabilimento termale della Maremma. Ma le virtù delle acque sulfuree dell'Osa, la loro gradevole temperatura, la loro accattivante vicinanza al mare, continuano a richiamare l'attenzione di tanta gente verso un luogo il cui fascino discreto ha sfidato tutti gli abbandoni. Ci auguriamo che i restauri recentemente avviati valorizzino le Terme senza stravolgere troppo il loro peculiare carattere di arcaica semplicità rurale che da sempre le ha viste in sintonia con la terra di Maremma.

(scheda redatta da Paola Paciscopi)
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